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Identity

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Se chiudo gli occhi sento ancora suonare quel jazz.

Erano gli anni in cui i giovani musicisti si appassionavano agli stimoli musicali di matrice afro-americana e si lasciavano andare ad improvvisazioni piene d’entusiasmo.

Il palcoscenico erano le taverne, piccoli mondi fumosi. Come la Taverna del Gufo, storica osteria che ha accolto tra le sue mura artisti noti e giovani talenti.

Il jazz era alternativo, giovane, sperimentale. Un ponte emozionale con la lontana America, dove il genere si era affermato come elemento di rottura: per qualcuno il termine jazz avrebbe avuto originariamente il significato di “fracasso”, per qualcun’altro sarebbe stata la “musica da eiaculazione” per la sua presenza nei bordelli, o ancora intesa come “musica effervescente”.

Per la città di Foggia, crollata e rinata della sue ceneri nel secondo dopoguerra, di certo è stata musica vitale, espressione di libertà.

Figlio di questo desiderio di riscatto ed emancipazione, Toni de Mita creò ed inaugurò il 31 agosto del 1974 il Foggia Jazz Festival, riversando per strada strumenti, note e tutto il jazz-felling pugliese.

Da allora sono trascorsi più di trent’anni: Toni de Mita non c’è più, ma il jazz è rimasto e ancora irrompe nella quiete foggiana battendo i piedi per terra.

Rino de Martino

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